Fragili petali

Uno stelo sottile, un bocciolo reclinato: una peluria lo avvolge e lo protegge. Cresce, si nutre di sole. Ecco, quel bocciolo ora eretto, si apre e petali stropicciati e umidi vibrano al soffio di un vento sempre più caldo. Si aprono e si infiammano di colore: accesi di luce sono tanto sottili e fragili. Mai del tutto distesi. Tanta semplice bellezza contenuta nel bocciolo, compressa mentre riceveva linfa nell’attesa, si è concessa vita. Nella sua fragilità, il piccolo papavero resta flessibile, cullato da un vento cui non può opporre resistenza. Caldo e sole, non lo consumano. E il suo colore, in un campo tanto vasto, si fa notare. Cosa so di te, io che ti ho guardato mentre sbocciavi, cosa so… Ti ricordo e per me sei l’emblema dell’estate, una stagione che è passata. Il mio occhio l’ha consegnata al cuore perché la trattenesse con il suo calore. Ed è divenuta una fase della vita che perdura. Ti guardo mentre sei dentro di me e mi chiedo cos’è che ti mantiene in vita. Non è così la vita dell’uomo? Nasce, sì, come un fiore di campo e cresce eretta nella sua flessibilità. Se resta aperta, diventa bella. Sali e ti apri, piccolo papavero; prendi, poi dai. Rendi gioiose scarpate e terrapieni, i tuoi semi sono longevi. E alla fine lasci tutto per altri che come te si apriranno alla vita. Umile fiore, che cresce verso l’alto che solo può schiuderti i suoi segreti, gli stessi da cui ha origine la tua esistenza. Dal bocciolo che si schiude come un grembo fino a che i tuoi petali possono restare vibranti, nessuno osi sciuparti. Tu metticela tutta; sei un riflesso di segreti meravigliosi. Sei figlio di una Meraviglia senza fine.

“Ella è la chiave che svela gli enigmi dell’esistenza e permette di leggere il senso della propria storia e dare uno sbocco alle proprie attese, di lavorare, di amare e donarsi con fiducia alla vita e agli uomini con i quali e per i quali si vive, ci si prodiga, si soffre e si gioisce”. (cfr J.M. Ilaurdia – Il progetto personale. Quaderni di formazione permanente, EDB 2003) Tutte le cose rivelano nella loro trasparenza, la presenza divina. Anche in te, soprattutto in te, c’è. Osservo ancora quei petali stropicciati come fossero le pareti del cuore, i guizzi di una scintilla divina. Li osservo e più il mio sguardo si fa attento più intorno a me c’è silenzio. Parole, pensieri, immaginazione tacciono e quel che vedo è relazione pura. Dove sono ora? Sono io l’oggetto di uno Sguardo attento.

“L’uomo non è soltanto terra e fango, ma cielo e luce; non solo carne e pesantezza, ma coscienza segnata dalla vocazione di un’incomparabile ascesa” – (Giovanni Vannucci, Introduzione in Filocalia LEF)

Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.

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