Non ho denaro…

O voi tutti assetati, venite all’acqua: voi che non avete denaro, venite e dissetatevi con gioia (Cfr Is 55, 1)

 

 

Gesù si è accorto di me… mi sta guardando! Mi avvicina e io sono stupita di questa prossimità: resto quasi incantata, non riesco a formulare pensieri o parole. Guardo e rispondo con un sorriso alla domanda che Egli mi rivolge: “Vuoi guarire?” Cosa significa per me questa domanda oggi? In cosa riconosco la necessità di guarire? C’è una ferita, una sofferenza che non è riconducibile solo a dolore fisico, ma a mancanza di senso? Cosa vuole restituirmi realmente il Signore? Forse… la libertà di scegliere il bene. Si, Signore, voglio guarire! È il mio desiderio ma qualcosa mi impedisce di credere che potrò realizzarlo veramente. Non ho denaro sufficiente… Perché…? E questo “perché” è una porta che si apre su un mondo di ricordi, di esperienze, di emozioni, di voli, di cadute e di lacci. Tutte le volte che ho preferito cisterne screpolate a sorgenti d’acqua, ho perso acqua, ho perso denaro.  “L’acqua viva scaturisce dalle profondità inviolate, da una sorgente nascosta, sacra” (G. Bachelard citato in E. Leclerc, Le Cantiques des Creatures, Desclèe, 1988, 116) che si agita e mi “chiama”. Da dentro. Ho perso, ma non tutto. E allora, ecco… Non posso attendere che qualcuno mi porti: quel tratto di strada che mi separa da quell’acqua mi sembra lungo e impossibile da percorrere, con tante deviazioni che mi scoraggiano. Ma in realtà, non è così, posso percorrerlo. È sufficiente che io muova il primo passo con fede, che sappia leggere le indicazioni per la giusta direzione, sperimentando che ho le risorse per rispondere all’invito. Il resto appartiene al Signore. La fonte mi è familiare. Quanto è bella la nostra fonte! La nostra storia carmelitana comincia presso la fonte di Elia: ogni fontana e ogni sorgente sono promessa di fecondità, simbolo di un grembo generatore (Cfr C.Cicconetti, Simboli carmelitani, Roma 2006, p. 96). E io, che voglio guarire, quell’acqua la raccolgo dentro di me, come le acque raccolte in un grembo materno. Per rigenerarmi e generare. La mia maternità. Assaporo l’acqua della fonte e il gusto della presenza divina: l’acqua è la Parola di Dio, è lo Spirito è lo stare profeticamente davanti a Dio. La Fonte è la Sapienza divina: la gioia nasce come dono, come benedizione, come frutto della vicinanza e comunione con Dio (Cfr Ibid. p. 97). E allora, eccomi!

 

 

 

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