Senza spreco

Eccoci pronte ad imboccare una nuova strada. Sul sentiero che stiamo percorrendo da due anni abbiamo trovato un cartello con una indicazione preziosa: filìa. Riceviamo incoraggiamento ed energia di ricerca, avvolte da cerchi concentrici di misericordia che, passo dopo passo, rendono più saldo e gioioso il cammino. Cercheremo di esplorarne ciò che sembra più bello […]

Eccoci pronte ad imboccare una nuova strada. Sul sentiero che stiamo percorrendo da due anni abbiamo trovato un cartello con una indicazione preziosa: filìa. Riceviamo incoraggiamento ed energia di ricerca, avvolte da cerchi concentrici di misericordia che, passo dopo passo, rendono più saldo e gioioso il cammino. Cercheremo di esplorarne ciò che sembra più bello e utile ai nostri occhi, nel nostro tempo, nel nostro territorio. San Basilio Magno in una sua omelia incitava ad imitare la terra che produce frutti, per non essere inferiore alle cose materiali: la terra produce frutti, però non può goderseli e li produce a nostro beneficio. Noi invece, possiamo raccogliere a nostro vantaggio tutto ciò che andiamo producendo (cfr. Basilio Magno, Om. 6 sulla carità 3. 6: PG 266-267.275) Cosa vuol dire filìa? Perché orientare riflessioni e osservazioni in questa direzione? Il termine greco filìa, indica la più alta forma di amore e affinità, identificabile come amicizia spirituale. Siamo partite da una terra fertile, humus, che parla di tradizione spirituale centenaria e di relazione col territorio in cui siamo chiamate a vivere il nostro carisma a beneficio di tutti. Se questo humus non produce filìa, non è realmente terra buona. Quello sì, è un frutto desiderabile legato ad una presenza feconda che si fa relazione permanente, che parla di una cura reciproca, un prendersi a cuore perché abbiamo sperimentato la vicinanza di un Dio che, per primo, ha cura di noi. La germinazione del seme avviene nel silenzio della terra: nel processo di sintesi cui è naturalmente sottoposto, il seme si attiva, respira, si radica e si sviluppa. Così cerchiamo di curare la nostra comunicazione nel desiderio di raccogliere buoni frutti di amicizia: nasce ed è nutrita dal silenzio per svilupparsi come dono-dialogo-ascolto. Un respiro profondo davanti al volto di fratelli e sorelle, volto che è mistero, evento, commistione di ricchezze e fragilità e ci permette di recuperare la nostra identità di essere-per-l’altro, ci rigenera alla bontà. La nostra tensione alla trasparenza comunicativa che costruisce nuove e autentiche relazioni, resta costellata di luci e ombre e necessita ricomposizione di frammenti di verità di cui ciascuno è portatore con la sua vita e le sue scelte. (cfr. Fraternità carmelitana di Pozzo di Gotto, Crescere come fratelli, C.I.C.S., Centro Stampa Carm., Roma 2001, 31-35) Per questo si è allargato il cerchio delle donne che camminano con noi animate dallo stesso desiderio, sguardi che si confrontano con il nostro da altre chiese locali, da altri territori: Ravenna, Grosseto, Prato, Trapani. Donne unite nel carisma carmelitano, impegnate a viverlo come religiose e come laiche. La nostra rete comunicativa, dunque, è un agire progettuale con cui entriamo in relazione con chi è altro da noi, cercando di dare un senso e un nome condivisi a quanto avviene nella vita quotidiana: affidiamo qualcosa di noi stesse alla capacità di comprensione e di interpretazione di altri, spesso sconosciuti. (cfr. P. Benanti – F. Compagnoni – A. Fumagalli – G. Piana (a cura di), Dizionario di teologia morale). Guardiamo tutte alla Vergine Maria come maestra di vita: la vita mariana, oppure vita in Maria per Maria con Maria, ha la sua dignità, eccellenza, sublimità, perfezione, dall’unione di Maria con Dio e dall’abbondanza e comunicazione delle grazie e perfezioni divine che in lei sono state infuse quasi senza misura, in una maniera che trascende ogni possibilità di dire e capire (E. Boaga, Maria T. Petyt, in Id., Con Maria sulle vie di Dio, Antologia della marianità carmelitana, Ed. Carmelitane Roma 2000, 188). È una vita che siamo chiamati ad abbracciare con fiducia e che ci permette di entrare nei segreti di Dio. O meglio, i Suoi segreti entrano in noi, quelli dell’amore più grande: essere amici di Dio per dare la vita per i propri amici. Il Signore ci ha scelto, come ha scelto Maria, e ci ha dato tutto il necessario perché possiamo portare frutto, un frutto permanente. Chiederemo ed otterremo insieme quanto chiederemo al Padre per intercessione della Vergine e Madre Maria, nostra Sorella nel cammino di fede e di sequela. Dare la vita, ora e sempre: non esistono sprechi, non esistono nemici. Ogni momento la nostra coscienza indica il modo di dare la vita, di offrire e generare. È un comando… Quando parliamo di amicizia, cerchiamo di non essere astratti: l’amicizia è custodita nel cuore, trabocca da esso, penetra tutte le fibre della vita. E se è radicata in Dio, lascia tutti a bocca aperta. Una Chiesa di amici di Dio che sono amici tra loro!

Quello che è il fine dell’agricoltura sia dunque per te il criterio della seminagione spirituale. «Seminate per voi secondo giustizia» (Os 10,12), così dice la Scrittura. Verrà il momento nel quale dovrai abbandonare le ricchezze, anche tuo malgrado, mentre porterai al Signore la gloria acquistata con le opere buone (cfr. Basilio Magno, Op.cit.).

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