Le relazioni che si stabiliscono tra i giovani sono complesse e multifaceted, una mescolanza di scoperta personale, apprendimento emotivo, influenze tecnologiche e dinamiche socioculturali. Nell’esperienza che descrivo di seguito, emerge la gioia di una conoscenza che cresce e indica strade da percorrere insieme nella Chiesa.
Sono stata nuovamente invitata a raccontare un’esperienza in questo spazio che vuole essere una porticina aperta sul mondo dei giovani. Questa volta mi presento in veste di animatrice che insieme ad altri ragazzi, si impegna nel proporre e accompagnare iniziative nel gruppo giovani di Santa Maria Regina Mundi nella zona romana di Torrespaccata. Una parrocchia carmelitana, nella quale si respira “aria di montagna”, vale a dire di ricchissima spiritualità. Questa nuova esperienza è particolare: si tratta di un incontro tra la realtà giovanile di questa parrocchia e una… monaca carmelitana! Sì, un’esperienza un po’ straordinaria, della quale siamo stati felici di approfittare prima di “disperderci” tra esami e vacanze. Siamo al 12 giugno, sono le ore 20.00 e tutto sembra essere pronto: il cortile interno della parrocchia è allestito con tavoli, musica, pizza e bevande e i ragazzi cominciano a popolarlo, incuriositi dalla novità e pronti a mettersi in gioco. Una trentina di giovani trovano posto, ci raggiungono poi anche ragazzi impegnati nella pastorale giovanile di Roma, attratti dalle attività della nostra parrocchia. Dopo la cena, con momenti di intensa convivialità accompagnati da un sottofondo musicale, ci sediamo in semicerchio di fronte ad una parete sulla quale proiettare una serie di domande illustrate. La monaca non può passare inosservata! Non è stato difficile entrare in relazione attraverso naturali scambi di esperienze: prima di entrare nel vivo di un gioco pensato dalla Sorella e da noi animatori, abbiamo ascoltato una sua testimonianza, non concentrata su elementi molto personali, ma piuttosto su dinamiche umane e spirituali utili a fissare le coordinate del gioco. L’intento di noi organizzatori era quello di rivedere in sintesi il percorso formativo di un intero anno, passando, diciamo così, attraverso la vita della sorella carmelitana e quindi aprendo possibilità di riflessione sul carisma. Insomma, di verificare la solidità di ponti che ci uniscono, percorribili e benedetti da Dio. Tra domande bibliche e domande sui fondamenti della spiritualità carmelitana, si è subito creato un clima di grande coinvolgimento e anche di divertimento: ogni squadra, con un nome evocativo che la distingueva, si prenotava per rispondere con sollecitudine, nel tentativo di accumulare il maggior numero di punti. Abbiamo ripassato nozioni già apprese e imparato cose nuove: ma soprattutto desidero sottolineare quello che mi ha reso particolarmente felice. Prima di tutto la naturalezza della relazione con l’altro. Non ci conoscevamo tutti, ma davanti ad un pezzo di pizza ed un bicchiere di birra, sembrava ci conoscessimo da una vita e parlare di noi in modo semplice e custodito dall’ambiente parrocchiale, sembrava la cosa più naturale di questo mondo. Nessuno è stato protagonista unico; lo eravamo tutti, ci siamo sentiti realmente un cuor solo e un’anima sola. Non siamo abituati a parlare di cose che ci toccano in profondità, o almeno, non tutti: quindi, di fronte a domande più impegnative, qualcuno ha cominciato a sudare, a sentire che le parole venivano meno. Eppure, quei silenzi comunicavano tanto e ognuno è rimasto al suo posto, senza arrendersi. Ho pensato che questa esperienza possa indicare un proposito da formulare per il prossimo anno: andare fino in fondo su ciò che ci mette in crisi, una sana crisi e saper condividere senza timore quello che si agita in noi e che probabilmente si agita nell’altro allo stesso modo. Abbattere queste barriere è una liberazione e anche una possibilità in più di vivere un’amicizia spirituale intensa. Aprirsi, conoscersi e lasciarsi conoscere significa veramente camminare con l’altro verso un’unica meta! Sapersi mettere in discussione per crescere e uscire dal guscio di paure, è importante.
Quella sera avevamo tanta voglia di stare insieme, di giocare, conoscere persone diverse ed entrare in relazione; forse però senza farsi troppo sconvolgere. Ma Dio stupisce sempre, ci sorprende eccome! Se non proviamo a vedere le cose da un altro punto di vista, se non ci facciamo scombinare da lui o più semplicemente dalle persone che ci circondano, potrebbe essere difficile trovare il senso del nostro cammino.
Chiara Policheni, anim. O. Carm.