La Scrittura ci indica la via della bellezza per raggiungere Dio, per riconoscerlo. Di quale bellezza si tratta? Se ci poniamo davanti un’icona cogliamo il principio estetico che essa produce, ovvero la bellezza intesa come luce transluminosa, origine di ogni esistenza. La luce svela ai nostri occhi la forma delle cose e le fa conoscere: la luce solare si oppone alle tenebre e la luce pura è lo splendore delle forme. Nell’arte iconografica le cose non solo sono svelate dalla luce, ma esse stesse irradiano luce: lo spirito si apre all’ascolto della Parola che è, essenzialmente, Parabola, ovvero un avvicinarsi del Dio nascosto ma presente. (Cfr Sante Babolin, Icona e conoscenza, preliminari d’una teologia iconica, L.E.Gregoriana 1990) Se ci poniamo davanti ad un campo di fiori, ad una montagna con dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli, o alle onde del mare, o dinanzi a qualunque spettacolo naturale, cogliamo una bellezza che toglie il respiro, che sorprende per la sua capacità di portarci oltre ciò che i nostri sensi percepiscono. Così come la musica, altra forma d’arte che ha una sua bellezza coinvolgente, che trasporta pensieri e cuore verso l’inesplorato. E la pittura, e la scultura. E la poesia. Una tenebra cade e disvela la luce, direbbe Alda Merini, e questo vale per le realtà interiori, per una bellezza di desideri, di sogni, di carattere: una purezza di cuore che è bellezza superiore, come direbbe Gandhi. La bellezza di un bambino con il suo sorriso, il suo sguardo innocente. Ma anche la bellezza di un malato che combatte la sua battaglia per la vita.
Nessuno sa che cos’è la bellezza. L’idea che la gente si fa della bellezza, il concetto stesso di bellezza, mutano nel corso della storia assieme alle pretese filosofiche e al semplice sviluppo dell’uomo nel corso della sua vita personale. E questo mi spinge a pensare che, effettivamente, la bellezza è il simbolo di qualcos’altro. Ma di cosa esattamente? La bellezza è simbolo della verità. Non dico nel senso della contraddizione “verità/menzogna”, ma nel senso di cammino di verità, che l’uomo sceglie. Ed è un pensiero di Andrej Tarkovskij. E la bellezza di un film? A cosa serve questa panoramica: forse ad individuare quale bellezza è per noi canale più immediato e sicuro per arrivare a Dio. Cammino di verità. L’atto creativo è arte espressiva della bellezza personale che custodiamo come dono. Ed è bellezza che mette in relazione con altri con cui si condivide quel dono intimo e prezioso. “La mia arte è in realtà una confessione fatta spontaneamente, un tentativo di chiarire a me stesso in che relazione sto con la vita”. (Edward Munch, precursore dell’espressionismo, XIX/XX sec.) Esistono anche professionisti della relazione di aiuto a mediazione artistica, che si prendono cura dell’altro stimolandolo ad utilizzare al meglio le sue potenzialità positive attraverso un processo creativo.
Bello è l’annuncio del Regno di Dio, le parole e le opere di Gesù sono belle perché espressione dell’eterna Bellezza che restituisce dignità, libertà, integrità all’uomo. L’accoglienza è bella, il perdono è bello. La bellezza che salva il mondo è quella di un Crocifisso: che esprime la massima intensità dell’amore e che rinnova. La nostra bellezza, è tanto più grande quanto siamo fedeli a quell’amore. E allora sarà quella la bellezza che ci porterà a Dio: la nostra, scoperta in relazione con le altre bellezze che la vita ci presenta. Nella fedeltà alla nostra chiamata, alla nostra identità più vera e profonda.
Dio non ha utilizzato una materia indistruttibile per creare l’universo e in esso, l’uomo: ha utilizzato una materia che affascina nei suoi processi di trasformazione. Con il Suo atto creativo ha indicato proprio la bellezza del processo nei suoi dettagli, nei particolari perfetti. Perché bella e perfetta era la Sua idea. Anche l’artista può dar valore a materiale di scarto, perché lo plasma e lo trasforma in qualcosa che esprime la sua emozione, la sua interiorità, il messaggio che vuole comunicare.
L’arte cerca ed esprime la bellezza: non sta nella materia ma nel cuore dell’uomo.
La Redazione