Nella festa della Natività di Maria, che è anche festa nel ricordo della consacrazione dell’altare e del nostro Santuario avvenuta in questa data, si prega il salmo 45: il richiamo al desiderio di essere anche noi ruscelli che rallegrano la dimora visitata dall’Altissimo, è forte. Ognuno di noi porta l’acqua che può contenere il suo letto e fa di tutto perché lo scorrere della vita, ne aumenti la capacità. Ognuno di noi desidera arrivare lontano con una preghiera, una parola, uno sguardo, un sorriso. Lì dove c’è necessità, lì dove il Signore orienta il corso d’acqua alimentato dalla sua misericordia. Fratelli – ascoltiamo ancora nella liturgia di questo giorno – noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Conosciuti da sempre, quindi da sempre amati, predestinati alla conformità con l’immagine del Figlio, abbiamo per questo, una speranza che è certezza, una consolazione che viene dalla chiamata irrevocabile alla giustificazione e glorificazione (cfr. Rm 8, 28-30). Ci sta a cuore che nessuno rifiuti questa chiamata. La nostra preghiera sale come profumo d’incenso già prima dell’alba perché si moltiplichino sulla terra i “sì” alla vera vita. Il nostro lavoro ci permette di entrare nelle fatiche di ciascuno e la nostra dimora visitata dall’alto, resta aperta all’ascolto di coloro che desiderano ritrovare Qualcuno, ritrovare se stessi, scalare in sicurezza le vette di un cammino spirituale sempre possibile, camminare con noi in cordata – come la nostra spiritualità carmelitana suggerisce – abbassando rischi e fatica e progredendo per tiri di corda fino alla vetta e alla sorgente. Da lì, potranno scorrere fiumi d’acqua viva!
La Redazione