Il dolore dell’uomo

Sono molti anni che non frequento il mondo, ma conosco il dolore dell’uomo. Ogni giorno, da qualche parte, ci viene chiesto che non venga fatto del male agli innocenti. Ma chi si preoccupa perché questo non accada? Chi ha la forza di fermare chi è divenuto estraneo al bene? Ogni giorno accadono cose orribili, spaventose, e nessuno si pente della propria cattiveria, si chiede ‘ma che ho fatto’?”. Si tratta di un monologo tratto dal film “Le confessioni”, diretto da Roberto Andò. Al termine del film, il protagonista, un monaco certosino coinvolto in un summit internazionale tra economisti, uomini di potere, pronuncia queste parole che ben possono essere prestate ad altre esperienze di vita: più comuni, ma sempre toccate dalla stessa realtà. Ebbene, ognuno può riflettere, a partire da noi sorelle carmelitane, su quanto viviamo responsabilmente la vita che ci è donata e in che misura il bene che ci è stato consegnato, sia messo in gioco, investito, amministrato con sapienza per aumentare il capitale del bene comune. Nessuno può sentirsi pienamente innocente, tutti siamo chiamati ad offrire un contributo per un cambiamento che è crescita: o meglio, per dirla con S. Vincenzo di Lérins, che è un progresso che avviene mediante lo sviluppo interno. E’ necessario che con il progredire dei tempi, crescano il più possibile la comprensione, la scienza e La Sapienza così dei singoli come di tutti. Le membra del lattante sono piccole, più grandi invece quelle del giovane. Però sono le stesse, cambiano le proporzioni. Quelle membra che esistono in età matura esistevano già nell’embrione: questo è l’ordine meraviglioso disposto dalla natura per ogni crescita. Non c’è aggiunta, ma sviluppo di un dono. Poiché dunque c’è qualcosa della primitiva seminagione che può ancora svilupparsi con l’andar del tempo, anche oggi essa può essere oggetto di felice e fruttuosa coltivazione (cfr Primo Commonitorio)

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