La Parola rivela Dio come il Tu assoluto e suscita immediatamente colui che l’ascolta e la contempla, la seconda luce, uscita dalla Luce e posta come suo altro io e specchio nella luce/rivelazione/comunione (Evdokimov 1972; 1982, 34 cit. in Sante Babolin, Icona e conoscenza, preliminari d’una teologia iconica, Gregoriana libreria editrice, 1990, 89) e questa seconda luce è appunto l’uomo, fatto esistere ad immagine e somiglianza di Dio.
Mistero di luce che ci raggiunge e ci avvolge:
mistero del Natale del Signore, festa di Luce che vince le tenebre,
festa che inizia nella pienezza dei tempi,
che trova compimento sul Golgota,
che dirompe in un sepolcro
che si rivela rotolando pietre.
Festa di Luce, festa di vita,
festa dell’uomo rinato, guarito, salvato.
Mistero di immagine e somiglianza,
mistero infinito di bellezza restituita.
Mistero di un Verbo umanato
Di un amore non compreso.
Con il peccato, l’uomo non ha eliminato questa luce/immagine di Dio nel suo intimo, però le tenebre l’hanno avvolta “senza riuscire a spegnerla” (Gv 1,5). Il Verbo di Dio, fattosi Uomo, concede ad ogni uomo di liberare la propria luce interiore dalle tenebre, che sono menzogna/frustrazione/morte, e quindi di brillare nella propria esistenza piena, “Come gli astri del cielo” (1 Cor 15,41); e dallo splendore dell’uomo liberato e rinnovato vengono illuminate tutte le altre creature, “che attendono con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8, 19) (Ibid 89)
Camminiamo nella luce, viviamo come piccole luci che illuminano la strada, che illuminano altri cammini per aiutarli a convergere verso il Centro luminoso della nostra esistenza.