L’apertura di cuore, l’apertura di ferite accolte come nuove “porte di accesso” alla grazia sanante, ci hanno permesso di esperire nuovamente il respiro di Dio che entra nell’anima: entra e rigenera. Non siamo sole, camminiamo insieme a tante sorelle con cui riusciamo a condividere un sempre maggior numero di esperienze. Ci incontriamo lungo la strada, scopriamo che anche le esperienze più intime, hanno in comune qualcosa che ci permette di riconoscerci, di sentire la corresponsabilità del cammino altrui. Il Signore visita la terra di cui siamo composti, la terra che abitiamo, la terra in cui conviviamo e… disseta con acqua pura. Ci porta al largo: e sulla superficie fa riflettere la luce che da’ forma e colore a quanto ci circonda. Ed eccoci a mensa insieme con Lui, dopo aver navigato in tutto questo e aver rinnovato la gioia di partecipare al rito perenne, memoriale del riscatto, nuova ed eterna alleanza: noi abbiamo mangiato e continuiamo a mangiare e bere con Gesù dopo la sua risurrezione, segno di intimità e di abilitazione a parlare di Lui. Quando e come riusciamo a farlo? Nel giardino della Parola cogliamo sempre nuove lezioni di vita: nel Carmelo, nuovo paradiso dove Dio passeggia e conversa familiarmente con noi, rinnoviamo l’impegno ad essere “oasi” per gli affaticati di tutti i tempi. I nostri Santi, le stature eccellenti cui guardiamo per ricevere l’incoraggiamento necessario a procedere, ci suggeriscono alcune modalità che ispirano le nostre, che sollecitano la ricerca del nostro personale e dinamico contributo alla crescita del Corpo che è la Chiesa. Stelle nella Stella che è Maria, riprendiamo il cammino proprio da qui: un percorso con carattere mariano che ci permetta di vivere “vuoti temporanei”. Allora cosa sono questi “vuoti”? Non sono certo mancanze o perdite di memoria, tutt’altro: sono spazi creati per essere riempiti, così come ha fatto Maria, nostra Madre e Sorella. Sono spazi aperti come un grembo chiamato a generare, ad accogliere e sviluppare vita. Se, come ci siamo già ricordati più volte, possiamo confermare che pensando al Carmelo, ognuna di noi può dire “Là sono nata” (Cfr C. Cicconetti, Simboli Carmelitani), possiamo e dobbiamo ripercorrere il processo di gestazione e nascita e riviverlo “maternamente” a favore di altri, per essere presenze feconde in una Chiesa che a sua volta è grembo generante. Nel “massimo vuoto” inteso come massima disponibilità, risuona la Voce più importante della nostra vita: per poter essere “maternamente fecondi”, occorre continuare a crescere nell’amicizia di Dio e tra noi. Il percorso sinodale che abbiamo intrapreso come Chiesa, si sviluppa in questa capacità di amicizia, sulla quale desideriamo soffermarci un po’. Credo che ognuno di noi si riconosca in misura diversa, un compagno di strada nella vita spirituale, affiancato e “affiancante”. Una vita integralmente vissuta è fuoco donato dall’alto e alimentato ferialmente: l’ascolto è sempre l’inizio di ogni “avventura spirituale” che recupera tempo e frammenti nell’armonia di Dio: tendiamo dunque l’orecchio…
La Redazione