Ubuntu

Leggiamo qua e là: da una parte la verifica dell’aumento dei green pass, dall’altra manifestazioni contro il green pass, disagi dei lavoratori, malcontento e paure crescenti. Paure per il virus, paure per il vaccino, paure di non arrivare a fine mese, di perdere il lavoro, rabbia… Aumento dei contagi di covid in alcuni paesi, mentre l’Australia esce ora da un lockdown di quattro mesi. Omicidi con arco e frecce in Norvegia, attentati politici, suicidi, collaudo in Cina un nuovo razzo ipersonico, maltempo che con piogge torrenziali inginocchia lo stato di Kerala in India. Infine, il rapimento di missionari statunitensi e delle loro famiglie ad Haiti, un paese provato che vive una situazione di precarietà dal punto di vista politico, povertà, disagi causati dal recente terremoto che lo ha colpito. Leggiamo in tanti la cronaca che a volte ci coinvolge direttamente, altre ci tocca emotivamente per notizie che giungono da lontano: nessuno è esente dal contagio di una forte tristezza, di contro spesso aumenta il desiderio di prendersi cura in modo sano di sé e di conseguenza dell’altro, per contagiare di benevolenza e pace, giustizia e attenzione premurosa, un mondo sottosopra. Ubuntu è un concetto che appartiene alla tradizione africana e che noi traduciamo con tante parole che esprimono il legame straordinario che lega un uomo all’altro: perché la nostra esistenza, la sua qualità e la sua bellezza profonda, riceve il costante contributo degli altri che incontriamo e con cui viviamo gli eventi ordinari e straordinari della vita. La capacità di reazione, di combattere le avversità, di trasformare i problemi in opportunità, di incoraggiare, sostenere, ascoltare, dialogare, contagiano realmente il luogo che abitiamo: la preziosità di ogni storia che si intreccia con la nostra cambia in modo evidente o impercettibile il nostro essere e noi non siamo più quello che eravamo prima. Quando questi incontri sono vissuti con apertura di cuore e nel rispetto reciproco, dal nostro prossimo più vicino parte una staffetta di affabilità, benignità, cordialità, empatia e simpatia, generosità, umanità che a volte procede spedita, altre rallenta o si ferma per un po’. La buona disposizione d’animo che è il primo moto, spinge la condivisione oltre l’immaginabile, oltre le restrizioni e le barriere, e comincia ad essere pioggia ristoratrice cui seguiranno raccolti abbondanti. Quando ci si chiede: “Ma io cosa posso fare per chi vive dall’altra parte del mondo? Cosa posso fare per una situazione che mi travolge con il suo potere distruttivo? Io non sono che una cellula…” Vero: siamo cellule che formano un corpo. Dopo aver pregato, facciamo si che quanto impariamo nel dialogo con Dio trabocchi in operosità partendo dalle piccole azioni e assunzioni di responsabilità di fronte ad una vita che chiede di essere semplificata e resa trasparente. Ognuno comprenderà nel suo piccolo qual è la sua minuscola parte, che non resterà senza effetto nei micro/macrocosmi nei quali cresciamo. Diffondiamo buone notizie, di piccole conquiste che non annullano drammi, tragedie, tensioni, ma presentano la positività di un cammino di ricerca, di speranza.

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