Dio, creando e conservando per mezzo del suo Verbo tutte le cose, offre agli uomini nella creazione una perenne testimonianza di sé. (Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Dei Verbum, Cap. I, 3) Anche la stagione invernale, attraversata da correnti fredde, piogge, nevicate, nuvole che spesso riempiono il cielo di sfumature di grigio, suggeriscono qualcosa. I cieli si aprono e piove il giusto, e l’attesa che la “nuova vita” germogli in Cristo Gesù Redentore si conclude con l’annuncio di una grande gioia. Lui, rugiada che restituisce dignità, speranza, salvezza, umanità; Lui che deifica attraverso la sua presenza viva e trasformante, è tra noi. Anche nella stagione più fredda. La natura sembra anestetizzata, ma vive un tempo di fecondità nascosta. Come nascosto è il processo di una vita che prende forma nel grembo di una madre, così tutta la natura vive processi segreti, “coperta di inverno”. Processi segreti: dialoghi intimi con Colui che nasce in noi, processi di conversione che ci aiutano a mettere tutto in ordine, ad accogliere la grazia che ci permette di vedere Gesù. Se Egli è l’Emmanuele, il Dio con noi, allora io non aspetterò: vivo il momento presente, colmandolo di amore. La linea retta è fatta di milioni di piccoli punti uniti uno all’altro. Anche la mia vita è fatta di milioni di secondi e di minuti uniti uno all’altro. Dispongo perfettamente ogni singolo punto e la linea sarà retta. Vivo con perfezione ogni minuto e la vita sarà santa. (François-Xavier Nguyen Van Thuan) L’uomo è la sede in cui si raccoglie tutta la sapienza e la potenza di Dio (Ireneo, Contro le eresie) e riesce, nella piena disponibilità all’azione della grazia, ad intuire verità e a vivere in una pace che supera i confini delle capacità umane: riesce a dirsi che insieme al suo Signore, può vivere con perfezione ogni minuto. Dio si manifesta negli uomini e in modo eminente, nella Vergine Maria. Il Verbo di Dio pose la sua abitazione tra gli uomini e si fece Figlio dell’uomo, per abituare l’uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell’uomo secondo la volontà del Padre (Cfr. Ibid.). A cosa è utile, in preparazione alla celebrazione del Santo Natale, il “Canto delle profezie”, ovvero dei passi scritturistici in cui la Chiesa legge l’annunzio della venuta di Cristo, se non ad acquisire la consapevolezza di quanto Dio ci predispone a scoprire e vivere nell’oggi in cui Egli ci visita? Ci parla? Ci ama? A cosa è utile cantare il Martirologio che precede la celebrazione della notte di Natale, l’ottavo giorno prima della Calenda di gennaio (primo giorno del mese), se non a crescere con tutta la Chiesa in questa consapevolezza? Tappa dopo tappa, si ripercorre la storia insieme: punto dopo punto su una linea con una precisa direzione, si consuma l’evento cosmico, universale, della nascita di Gesù. Dio entrato nella storia del mondo e in quella di ognuno di noi, Dio incarnato nel presente. La bella notizia ci raggiunge nel 2022 nella Luna Secunda: con Maria possiamo levare un inno di ringraziamento con tutte le forze dell’anima, consegnarci, con tutto quello che viviamo e sentiamo e comprendiamo, alla contemplazione della grandezza senza fine di Dio (Cfr. Beda il venerabile, Commento su S. Luca). Maria ha aperto il suo cuore a Dio e Dio si è dato completamente a lei. Noi vogliamo essere una cosa sola con Cristo. Desideriamo ricevere Cristo nei nostri cuori: allora Gesù discenderà dentro di noi e crescerà in noi e di nuovo in noi rinascerà, divenendo visibile nelle nostre azioni, vivendo nella nostra vita (Cfr Titus Brandsma, Discorso Congresso Mariologico a Zenderen, 1931) La bella notizia, si, ci raggiunge nel 2022 anche in felice coincidenza con la Festa ebraica della inaugurazione e delle luci, Chanukkah. Mentre questo intreccio di luci che vincono le tenebre, coinvolge in una comune speranza, rischia di passare inosservato un passaggio fondamentale di questa festa: la celebrazione dell’imprevedibilità dell’amore di Dio che sorprende l’uomo e capovolge ogni cosa, ricordata nella preghiera che si aggiunge alla Birkàt Hamazòn e all’Amidà durante gli otto giorni di Chanukà. Dio consegnò i forti in mano ai deboli, i molti in mano ai pochi e i malvagi in mano ai giusti. Egli preservò incontaminata dal contatto con i pagani, un’ampolla d’olio, sufficiente per far ardere lumi per un solo giorno. Liberato il Tempio e trovata l’ampolla, gli Asmonei assistettero al miracolo di un olio che permise di tenere accesi i lumi per otto giorni, segno di benedizione divina.
E noi, come leggiamo questa esperienza? Dio, si è consegnato lui stesso a noi deboli: purificheremo anche noi il Tempio e accenderemo nuovamente luci interiori, celebrando otto giorni di lode e ringraziamento per questo amore così imprevedibile? Cercheremo interiormente la Chanukkiyah, il candelabro a nove bracci, e quel poco di olio che può essere riacceso e ardere? Una luce che non si estingue, un olio che non finisce, e continua ad alimentare la speranza che è certezza di una libertà nella verità?
Gesù, io non aspetterò… vivo il momento presente colmandolo d’amore. Ti cerco, cerco quell’olio dentro di me. La vita retta è fatta di milioni di eucaristie, in cui Tu sempre ti doni… di incontri in comunione con tutti coloro che ami. Dispongo perfettamente ogni cosa e sarò nella gioia, sempre. Non mi angustierò per nulla. Verso la perfezione. Per la santità.