Vedere il fondo

Violette, destinate a rallegrar lo sguardo del Signore quand’egli si degna d’abbassarlo (Santa Teresa Di Lisieux) Ogni terreno ben drenato vi da’ vita, che rendete generose di profumo e colore: all’”altezza dell’umiltà” schiudete petali di raffinata bellezza, annunciando una nuova stagione. Come “piccoli santi” chiamati a dar consolazione, lì, seminati dal Signore. Fascino dell’umiltà che fa rinascere. Parlate al cuore, mai da sole, piccole viole: siete parte di un insieme che tra foglie e fiori, rende liete piccole zolle, edificate nella verità.

Quante volte abbiamo condiviso esperienze di bellezza che ci stupiscono: quella bellezza che sembra trattenuta da una rete invisibile, che lascia trasparire luci, colori, profumi, forme, bontà e cela un nucleo profondo e insondabile di processo vitale prorompente. La percepiamo un po’ alla volta attraverso i particolari di un capolavoro della natura o prodotto dalle mani dell’uomo. Attraverso: è un vedere oltre che mette a fuoco ciò che anima e da’ senso ad ogni cosa, ad ogni incontro, ad ogni evento. Del resto, non possiamo misurare con il cavo della mano le acque del mare, né misurare l’estensione dei cieli con il palmo (Cfr Is 40,12) Non ci basta mai e mai ci sazia. La percepiamo in sguardi e relazioni, con sussurri e grida, danze e fuochi. La bellezza è la vita quando la vita si rivela. La bellezza è l’eternità che si contempla allo specchio e noi siamo l’eternità e lo specchio.” (Kahlil Gibran). I carmelitani cercano di avere uno sguardo attento per individuare particolari fioriture, terre più fertili, tesori da cercare e da estrarre nel campo ricevuto in dono da Dio: ovvero, il luogo dove Egli ama convocare, insegnare e inviare i suoi figli. Per muoversi con maggior disinvoltura, cercano di comprendere in ogni momento che cosa non serve per essere felici. C’è qualcosa da prendere, qualcosa da lasciare, ovvero, da cui distaccarsi emotivamente per ritornare in sé stessi: attenti, curiosi, umili e recettivi osservatori. Ed è come iniziare a vedere la superficie del mare che si calma. Ma cosa succede quando l’acqua non si increspa più e il vento non fa schiumare le onde? Si vede il fondo, semplicemente. Questa è la quiete: vedere il fondo del cuore, nel bene e nel male. Chi può dragare il fondo e rimuovere i relitti? Per Basilio, l’unica forza capace di purificare il cuore è la Parola di Dio, ricordata e ruminata costantemente. La familiarità quotidiana con la Parola genera la memoria di Dio, per ogni situazione della vita i padri avevano un passo scritturistico opportuno da ricordare. (Giuseppe Forlai, La compagnia dello Spirito, Cinisello Balsamo, San Paolo 2020, pp.87-88). Anche per noi è così: la pratica dell’ascolto orante della Scrittura per una maggiore familiarità con Dio e una conversione più radicale di vita, è il centro, insieme all’eucaristia. Centro esistenziale che educa all’unità, al dono, al servizio. Il nostro “essere in uscita” è vivere in maniera eucaristica: uscire dalla ristrettezza della propria vita e crescere nella vastità della vita di Cristo, come ben sottolineava per esperienza, Edith Stein (Fraternità carmelitana di Pozzo di Gotto, Crescere come fratelli, pp. 25-26). Così rileggiamo la nostra storia come una storia pasquale, diamo nome ai vizi del cuore, ascoltiamo le brezze notturne in un silenzio che “fa verità”, cogliamo fiori di relazioni che diventano “casa”, abbiamo il coraggio di difendere la vita, con il massimo rispetto e la fede nel miracolo dal concepimento in poi. In questo numero, attraversando gli argomenti elencati, non “applichiamo” la Parola alla vita: Non bisogna mettere nulla nella vita, nemmeno la Parola di Dio, perché la realtà è stata creata nella e dalla Parola di Dio: per mezzo di lui sono state create tutte le cose (Col 1,16). Dobbiamo “tirar fuori” dalla realtà la Parola per riconoscerla ed accoglierla. Tutto il visibile e l’invisibile creato è sostanziato dal Verbo: bisogna soltanto cercare il tesoro nel campo. Applicare sa di sforzo, scoprire sa di stupore. La Parola nascosta nella creazione, rivelata nella scrittura, celebrata nella liturgia: ecco il tesoro. (Cfr. Ibid. pp. 89-90) La nostra appassionata ricerca al femminile, non resta circoscritta nella chiesa locale che ci accoglie, ma comincia ad aprirsi ad altri contesti, religiosi e laici: più voci in accordo per riletture carismatiche, rinnovo di impegni, annuncio gioioso di esperienze… “Ed ecco sul tronco si rompono gemme: un verde più nuovo dell’erba che il cuore riposa e tutto mi sa di miracolo e sono quell’acqua di nube che oggi rispecchia nei fossi più azzurro il suo pezzo di cielo” (Cfr Salvatore Quasimodo, Specchio).

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