Cosi straborda dalle labbra la preghiera mentre la mente, il cuore, la vita porta a Dio la paura, lo smarrimento, la sofferenza e la morte di molti su cui ancora una volta incombe l’orrore di una guerra inaudita.
Strategie di potere e controllo, diritti violati e sanzioni … lo scempio di ogni dignità e di ogni umanesimo. Da ogni parte si sollevano opinioni e schieramenti vacui, mentre avanzano i passi vaganti di tanti che fuggono o muoiono…Molti rimangono per raccogliere nell’otre di Dio e con Dio le lacrime di quanti accolgono con vicinanza e cura compiendo con determinazione i passi certi dell’amore crocifisso.
Preghiera, offerta …un solco scavato da un carisma. E un invito per noi: “Aiutami a piangere”.
(Sono queste le parole di Maria Addolorata alla giovane Veronica Nucci, veggente nell’apparizione del 1853 riconosciuta dalla Chiesa in questo luogo dove ora sorge un Santuario e annesso il nostro Carmelo).
Un coinvolgimento diretto, il nostro, nella vita e nella storia di una umanità ferita, malata, sola. Uno stare nel dinamismo della consolazione della compassione solidali nell’intercessione. Nutrire. cioè, la coscienza che il vero bisogno di ogni uomo è il bisogno di Dio, della sua vicinanza, del suo amore. Quando preghiamo, quando coltiviamo la coscienza della presenza e dell’amore di Dio, quando lo cerchiamo e amiamo nelle piccole cose di ogni giorno, lavoriamo davvero alla consolazione del mondo, viviamo una compassione che arriva sino al fondo del disagio umano.
Un coinvolgimento con cuore orante, capace di intercedere e di stare nel dinamismo del vedere oltre e cogliere i segni della presenza di Dio anche in questo quotidiano; nel metterci in ascolto, con prudenza cercando di riconoscere le istanze che Dio e l’umanità ci pongono nella attualità di questo tempo; nell’umile vicinanza con Dio e nella sincera compassione verso l’altro; addossate al deserto ma rivolte al mondo e aperte ad esso con umiltà; impegnate quotidianamente nell’esercizio del “Memento Dei” dentro un stato di cambiamento di mente, di pensieri, di giudizio. Un cambiamento che è un passaggio pasquale dai pensieri della testa ai pensieri del cuore, dai pensieri calcolatori ai pensieri compassionevoli, riducendo e, pian piano, annullando le distanze tra il nostro cuore e la sofferenza dell’altro e portando ad una prossimità di comunione. Uno Stare in atteggiamento contemplativo facendo della nostra semplice esistenza, il luogo in cui la compassione spesso impotente – che proviamo di fronte alla sofferenza – permette a Dio di esprimere la sua compassione onnipotente.
Ma concretamente: come spalancare orizzonti di ascolto, accoglienza e solidarietà in questo frangente delicato della storia? Come affermare che questa storia è il luogo in cui Dio si fa trovare? Come aprire il cuore in una magnanimità dialogante di fronte a quanto sta accadendo?
È il tempo della preghiera incessante, del digiuno, delle lacrime …
Ma è il tempo umile e forte della sororità.
Il tempo per permettere alla nostra vita di sorelle, di dispiegare le sue potenzialità nella gestazione del nostro “deserto” dove impariamo a combattere le nostre battaglie, e dove i nostri ego eroi imparano a lasciarsi disarmare dall’orgoglio e gli ego deboli dalle paure. Lo sguardo si posa su quegli anfratti del cuore dove forse muoviamo guerra con giudizi, parole, a volte gesti verso quanti forse vorremmo “possedere” su quanto e quanti vorremmo esercitare potere e controllo. Lo sguardo si posa sulle guerre interiori fatte di sentimenti di ira, rabbia, ostilità non espressa ma che coviamo lasciando che inquini il modo di percepire l’altro, le sue parole, le sue azioni. Lo sguardo si posa su quel malessere altrui che tante volte ci viene addosso senza parole, malessere che noi non abbiamo, almeno consapevolmente, causato o che richiede chiarimento, dialogo …. No! Si sceglie la via della chiusura, della guerra fredda e molto peggio della mormorazione, della diffamazione, della calunnia. Lo sguardo si posa su quella guerra che talvolta si fa con forme coatte di imposizione del pensiero o di azioni anche banali, che tuttavia minano la possibilità di espressione, di confronto di condivisione. Ed ancora lo sguardo si ferma sulla guerra a viso aperto; fatta a torto o a ragione, quando si attacca con parole frutto di pregiudizi, a volte di dis-percezione della realtà, attacchi che parlano del malessere che abita l’altro ma che tuttavia ci arriva addosso e ci ferisce non tanto o non soltanto per i contenuti espressi – che si riconoscono alterati, malati, non veri – quanto piuttosto per la rottura che si avverte nel cuore dell’altro e la difficoltà a trovare vie di autentica riconciliazione.
Esempi pratici delle nostre piccole e grandi guerre ingiuste, di quelle battaglie da combattere in un’ottica di fede dove la strategia vincente sta nel tentare tutto il possibile per rimanere vigilanti, non lasciarsi trascinare nel fango della miseria altrui e non gettare in campo anche la nostra…. Fronteggiare con prudenza e distacco quanto ci attacca. Se la guerra è fredda poi si può sempre tentare la via del dialogo senza forzare i tempi ma rimanendo coscienti dei possibili “no”, dei rifiuti, della chiusura. Tale coscienza ci aiuta a reggere la frustrazione e a pazientare.
Dal cuore dell’uomo inficiato dal peccato purtroppo può venire fuori di tutto e dietro ai grandi conflitti tra popoli vi è sempre un cuore in guerra con sé stesso e col suo piccolo mondo; un cuore avido anche delle proprie stesse convinzioni …. Un cuore, in ultima istanza, ripiegato e incapace di vedere oltre se stesso.
Sr Miriam del Dio Vivente