Aiutami a Piangere sono le parole che Maria Addolorata rivolge a Veronica e consegna a quanti varcano la soglia di questo piccolo Santuario come invito alla fortezza nella tribolazione: tu versa lacrime accanto a me e troverai il tuo volto. Mille motivi per un pianto, quello di una Madre che vede il dolore del Figlio non amato e la condizione dell’uomo lontano da un Dio che ripetutamente lo cerca.

Nel corso del XX secolo le correnti di pensiero nate dal nominalismo di Ockham – il relativismo è una di esse – hanno indebolito man mano il valore della persona e il senso della vita fino a che la fortezza, da virtù creatrice della memoria e dell’identità umana, si è deformata in presa di posizione “arrogante” di fronte a una verità personale che spadroneggiava sul pensiero e sull’agire.

Maria al Cerreto, con il suo messaggio ricorda che la via da percorrere per risanare la situazione odierna di decadenza è la via delle virtù morali, che è proprio compito della fortezza il “sostenere” l’uomo difendendolo nella dignità, soccorrendolo nella lotta e in tutto ciò che lo minaccia, che “la testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità” (CCC 2472) nella vita quotidiana perché “Dio non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore, di saggezza” (2Tim 1,7).

Il Messaggio che Maria consegna a Veronica è eloquente nella sua semplicità, umanissimo, e per questo virtuoso: invita a vivere le virtù umane quale possibilità di orientamento al fine ultimo: il bene, da tutti cercato in maniera più o meno consapevole. L’uomo per essere veramente libero deve ascoltare la legge scritta nella sua coscienza che non è lui a darsi, e “lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa’ questo, evita quest’altro” (GS 15). Maria al Cerreto invita a piangere. Una storia di lacrime, una via di riconciliazione, di consolazione di speranza. Ogni virtù, sappiamo è connessa con le altre, fa si che le scelte siano coerenti e complete, abbiano le prerogative di tutte le virtù fondamentali: se un’azione è prudente necessariamente è anche giusta, coraggiosa, temperante. Quando uno degli aspetti manca, la virtù non è autentica. Aiutami a piangere diventa la maniera con cui, giunti al Cerreto, possiamo cercare un percorso di unificazione in vista di scelte sempre più libere e orientate al bene, non in modo improvvisato o saltuario, ma attraverso uno stile di vita desiderato da Maria che è quello di Guardare al Figlio e scoprirsi da Lui guardati, stile di vita evangelico vissuto in quanto conosciuto, amato e perseguito con costante fermezza. Sapendo di “Imparare a fare il bene” (Is 1,17) giorno dopo giorno. Allora aiutami a piangere è crescere nella virtù della fortezza che “nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene” (CCC1808). Diversi sono i volti che hanno alzato lo sguardo, dopo aver bagnato di lacrime queste zolle di terra, tanto il coraggio di chi ha rinunciato e si è sacrificato offrendo al Signore e alla Madre sua quanto il cuore suggeriva come proposito di miglioramento vincendo il timore e la paura, molti hanno affrontato le avversità della vita con rinnovato coraggio e forza d’animo, sorretti dalla presenza di una Madre per professare una fede senza equivoci.

Aiutami a piangere per alcuni ha significato imparare a far pace con la precarietà dell’esistenza nel tempo, con una vita troppo breve, con la ricerca di se stesso in un mondo disgregato e distratto. Per molti è ancora oggi invito a restare saldi nella fede (cfr Col 2,7) lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera (cfr Rom 12,12), capaci di vivere “la correttezza, lo spirito di giustizia, la sincerità, la cortesia, la fortezza d’animo: virtù senza le quali non ci può essere una vera vita cristiana” (AA4). Maria al Cerreto sostiene coloro che insidiati dalla stanchezza e dallo scoraggiamento, dal fatalismo o dalla depressione, stentano a comprendere il compito della fortezza nella loro vita. Ma cosa intendiamo per fortezza in relazione a quel pianto che è riconoscimento della propria fragilità? Certo Maria desidera che il nostro sguardo sia fisso su Gesù capace di affrontare le prove, vincere le paure. La virtù della fortezza che scaturisce dal pianto è una risorsa e un dono di equilibrio capace di potenziare le forze di aggressione verso gli ostacoli al bene e di pacificare la reazione immediata della paura di fronte al male. La richiesta di Maria Aiutami a piangere sviluppa un atteggiamento virtuoso particolarmente incisivo in cui la pazienza, la capacità di sopportare il male presente, diventa supplica accorata in cui scopriremo il nostro volto per vivere negli eventi le nostre debolezze usandole come punti di leva per le opere di Dio “Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4,13). Dire fortezza oggi è una sfida! Non equivale a dire: irresponsabilità, slancio cieco, impulsivo, incoscienza. Vestiremo l’abito della fortezza se sapremo temprare le nostre forze e potenzialità attraverso un ascolto docile e attivo. Attraverso un coraggio paziente, vigile di fronte alle situazioni che talora assalgono e insidiano. Aiutami a piangere è invito ad entrare nella notte e a saper attendere l’aurora che cambierà gli eventi. La virtù della fortezza per chi crede è la fiducia non in se stessi ma nella pazienza di Cristo; è l’abbandonarsi all’amore autentico che conduce nel buio doloroso della purificazione per una totale trasfor- mazione interiore.

Aiutami a piangere per alcuni ha significato imparare a far pace con la precarietà dell’esistenza nel tempo, con una vita troppo breve, con la ricerca di se stesso in un mondo disgregato e distratto. Per molti è ancora oggi invito a restare saldi nella fede (cfr Col 2,7) lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera (cfr Rom 12,12), capaci di vivere “la correttezza, lo spirito di giustizia, la sincerità, la cortesia, la fortezza d’animo: virtù senza le quali non ci può essere una vera vita cristiana” (AA4).

Sr Miriam del Dio vivente, O.Carm.

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