QUESTIONE DI DIAFRAMMA

Tu sei disceso dall’alto in questa vita, per umanizzare la natura dell’uomo, disumanizzata dopo il peccato. Tu sei la festa dei tabernacoli di ogni uomo, festa veramente rinnovata dall’incorruttibilità e dall’immortalità. (Cfr. Anastasio sinaita)

Come può un obiettivo fotografico offrirmi una lezione di vita? Se ci pensiamo bene, qualunque attività siamo chiamati a svolgere, santifica il nostro tempo; non solamente con un’operatività che è servizio, ma con una serie di relazioni che si instaurano con le persone, con le situazioni, con le cose. Nella relazione, Dio si manifesta e ci insegna sempre qualcosa. Il più delle volte siamo distratti, altre volte ci rendiamo conto della preziosità di gesti automatici che sono frutto di competenze acquisite nel tempo. In quei momenti, la bellezza nuova irrompe nel già visto, nel già ripetutamente vissuto. Una bellezza data dalla grazia che apre gli occhi e il cuore. Un esempio? Parliamo di diaframma; il diaframma di una macchina fotografica. Tecnicamente, il diaframma regola la sezione dell’obiettivo che permette il passaggio della luce, funzionando come la pupilla del nostro occhio: quando è molto aperto consentirà l’ingresso di molta luce e, viceversa, chiudendosi, lascerà passare poca luce. Elementare: ma quali sono gli effetti ottenuti per lo scatto? Bokeh! Sì, il termine indica la particolarità del mettere in risalto, valorizzare un dettaglio e sfocare tutto quello che lo circonda. Il termine Bokeh deriva dal giapponese “boke” che significa appunto “sfocatura”. Questo effetto così particolare offre bellezza ed impatto alle immagini. I dettagli dello sfondo risultano sfocati e l’attenzione dell’osservatore si sofferma sul soggetto principale. Una forma d’arte? Sì, direi di sì. Applicando questo processo allo sguardo, ma anche al cuore, quasi fosse un diaframma vivo e pulsante, otteniamo lo stesso effetto: la nostra attenzione si concentra sulla persona, sul particolare, sul piccolo, senza dispersione. Quante volte nella nostra vita ci perdiamo in ciò che ci gira intorno, nel caos che circonda ciò che ha bisogno della nostra cura attenta. Dimentichiamo di mettere a fuoco, di dare importanza a ciò che ha più valore. La luce chiede di entrare, di aprirci nuove prospettive. Anche un raggio di sole che si fa “spazio” attraverso una tenda, o una porta socchiusa, richiama speranza di vederci più chiaro, di un giorno che si presenta sereno. Se il cuore è un diaframma, la luce è la vita nello Spirito; i sensori che trasformano l’intensità della luce riflessa richiamano la funzione di un carisma, che nella Chiesa fa brillare un aspetto determinante del cammino di santità. Se la nostra scheda di memoria è alimentata dalla grazia che moltiplica i gigabyte all’infinito, potremo realmente vivere nella gratitudine per la misericordia divina che ci raggiunge ogni giorno. E nella sollecitudine del dono da offrire con quella corretta messa a fuoco che limita il margine di errore. La luce entra e cambia la vita. Oggi, questa luce, nella mia vita c’è? E nella tua? Cosa sta cambiando, cosa riesce a coglierti di sorpresa mentre tutto il resto rimane sbiadito sullo sfondo? In questa stagione bizzarra che sembra non corrispondere alla nostra esperienza estiva, qualcosa di immutabile e al tempo stesso sempre nuovo, mi raggiunge a diaframma aperto: l’amore materno per eccellenza. Maria, Vergine, Madre, Sorella, Signora del luogo in cui vivo, è in primo piano. Lei Madre e decoro del Carmelo, con le cime del Monte che si vedono in trasparenza, mi consola e mi indica la strada: non la vedo tutta, riesco a capire che è in salita e arriva in cima. Ma vedo Maria che mi sorride e mi incoraggia. La vedo con Gesù in braccio, che richiama giga di misericordia senza limiti. Guarda, metti a fuoco anche tu, apri il diaframma e capirai il perché di quel decoro, di quella bellezza, di quella consolazione che è lì ad attenderti. È lì per tutti!

Vanessa Romano, anim. O.Carm.

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