P. Carlo, nell’introduzione al fascicolo che hai realizzato sulla Regola del Carmelo scrivi: “La proposta di una regola oggi non trova facile accoglienza. Temiamo spontaneamente che si voglia comprimere la nostra libertà, che si voglia predeterminare il corso della nostra esistenza in schemi imposti dall’esterno, elaborati da altri. Non ci va di comprimere le energie e i sogni che ci abitano. Preferiamo “navigare a vista” con punti di riferimento variabili e liberi di esplorare le varie possibilità”. Tu pensi realmente che questo timore non si possa superare? Come possiamo crescere noi che abbiamo scelto di professare una Regola e di condividere il nostro processo di scoperta e di maturazione con altre persone che ci avvicinano?
- Certamente non è sempre piacevole navigare senza un “faro” che indichi il porto; né ci aiuterebbe avere tanti piccoli fari, mobili, che indicano direzioni opposte e contraddittorie. Oggi nella varietà dei sistemi di pensiero e di vita, nella pubblicità dilagante di opinioni spesso contrapposte, è in discussione la “questione-uomo”. Chi è veramente l’uomo? Chi sono io? Il dominio assoluto della scienza e della tecnica, liberi da ogni esigenza etica, non servono certo a rassicurarci quando non ci appaiono come una minaccia, gli interrogativi che salgono dal cuore disorientato non si possono facilmente soffocare. “Chi ci mostra come si può essere uomini? Chi risponde meglio ai grandi interrogativi dell’esistenza umana? Chi salva l’uomo? Chi ci aiuta a vivere?”.
Allora secondo te, dobbiamo leggere, vivere e proporre la riflessione sulla nostra regola come un cammino di conoscenza profonda della nostra umanità e di quanto Dio la ama e la chiama all’armonia e al pieno sviluppo?
- La Regola del Carmelo si presenta come una lettera che ci è stata inviata dal passato per aprire un dialogo sulle domande che non hanno tempo: si può credere all’amore, alla verità, al bene, alla pace, alla fraternità? Quale via porta in queste direzioni? Essa porta l’esperienza di uomini che hanno vissuto in un modo che trae significato dall’incontro con Gesù Cristo. La Regola delle regole è una Persona; la disciplina proposta scaturisce dal discepolato, dal piacere di sedersi ai suoi piedi per ascoltarne parole che rispondono al desiderio di vita piena e duratura.
Suggerisci quindi di trovare una modalità di condivisione della nostra esperienza perché ognuno, nel luogo in cui vive e nello stato di vita scelto, possa trarre beneficio da una Regola “dettata” per noi dallo Spirito Santo? Certo, noi siamo depositarie di un carisma che è per la Chiesa e quindi ha qualcosa da dire ad ognuno. Ma tendiamo a parlare di “regole” più che di “Regola”; ovvero, le regole che ordinano la nostra vita perché sia custodita nel silenzio e nel raccoglimento, oppure le regole di un’accoglienza fatta di ascolto e di fraternità che è scambio fecondo per la reciproca conoscenza e consolazione per la gioia che ne scaturisce. Ma non parliamo delle esortazioni che la regola rivolge essenzialmente a noi e che sono tratte dalla Sacra Scrittura. Naturalmente dobbiamo definire attraverso di queste la nostra identità per vivere la nostra missione specifica. Tu ci inviti a riflettere su come potrebbe essere interesse comune entrare nei meandri di normative che hanno un cuore umano visitato dall’Alto. È così?
- Ogni vivente cerca spontaneamente un ambiente da cui trarre alimento per la propria vita. L’uomo e la donna sentono nel profondo del cuore la vocazione al “viaggio”, una fuga dalle costrizioni, un desiderio di libertà e di spazi illimitati. La migrazione dei popoli oggi, come in altri tempi della storia, rivela il medesimo anelito verso una terra che risponda al bisogno di vivere. L’inquietudine del cuore di cui parla S. Agostino, quella sensazione che fa apparire troppo stretto tutto quello che si vive, mette l’uomo in cammino, in ricerca. A questa costante antropologica si ricollega l’esperienza dei primi eremiti del Carmelo e della sua Regola.
Si, P. Carlo, abbiamo intuito la necessità di partire da questa realtà per impostare le nostre relazioni all’interno della Comunità e con tutti coloro che, pellegrini o conoscenti o amici o benefattori o persone condotte dalla provvidenza ad imboccare il viale che conduce al nostro Monastero, entrano in contatto con noi. In effetti è necessario l’universale per entrare nel particolare, il “comune” per entrare nello specifico e in fondo la Regola ci dona questo. E ci spinge ad assumere la responsabilità di impegnarci, di cercare, di elaborare e di affidarci continuamente a Colui che ci da’ forza, non alle nostre forze. Sperimentare questa fatica ci fa bene, come ci fa bene aprirci continuamente a tutte le realtà del mondo in cui viviamo e che già risuonano in modo speciale nella nostra preghiera di intercessione. La Regola lo suggerisce: “Se qualcuno poi avrà dato di più… “ oltre ciò che è prescritto, il Signore glielo renderà. “Si usi tuttavia la discrezione, che è la moderatrice di ogni virtù” (Rg n°24).
- Il bisogno di un interlocutore Saggio che insegni e aiuti a vivere, il desiderio di un incontro con una persona significativa, spiega perché quei pellegrini che viaggiavano nel Medioevo e che costituiscono gran parte dei primi chiamati a vivere sul Monte Carmelo, abbiano accettato una Persona, prima ancora che una Regola, una guida per il loro itinerario di realizzazione umana, integrale e armonica che essi, per grazia, hanno identificato nella piena e fiduciosa sottomissione a Gesù Cristo.
Verrebbe spontaneo chiedere consigli pratici per applicare tutto quello che è stato oggetto della nostra riflessione, ma credo che dovremmo pazientemente “maturare in campo”, mentre preghiamo, lavoriamo, accogliamo e viviamo consapevolmente ogni evento della nostra vita…
- Si… tenete sempre a mente che la Regola non soffoca la libera intelligenza e volontà della persona, ma si propone di illuminarne le risorse, scoprirne le ambiguità radicate nel cuore. Più che un codice di norme da osservare puntigliosamente è una “sapienza” che si propone di dare forma e senso alla vita personale e alla costruzione di una Comunità. La Regola è una comunicazione da cuore a cuore, da vita a vita. (Cfr P. Carlo Cicconetti, O.Carm. – Regola del Carmelo)
Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.