Sono passati trent’anni da quando siamo giunte in questo estremo lembo di terra toscana ai confini con il Lazio; terra maremmana baciata dalla benevolenza di Dio attraverso il dono della presenza di Maria.
Siamo arrivate in quattro, con l’unico desiderio di poter “stare alla presenza di Dio“ con Maria nell’esperienza orante con il carisma dell’ascolto, del dono della vita nella preghiera, nel lavoro, nel silenzio.
Siamo giunte a mani nude, in una terra bella, madida del sudore di contadini e pastori, carica di
profumi e scintillante di colori ma anch’essa ormai minacciata dall’indifferenza e da ogni forma di mondanità.
Da subito abbiamo compreso che qui eravamo a casa!
Il Signore ha voluto che da questa esperienza iniziale crescesse una comunità, che altre sorelle vivessero, in questo luogo di Maria, la vita contemplativa carmelitana come dono e come missione.
Trent’anni: una lode alla fedeltà di Dio e un inno alla sua infinita misericordia.
Trent’anni: per rinnovare alla luce della parola di Dio la coscienza di cosa significhi vigilare, amare fraternamente e pregare così come Gesù ci chiede e dona di farlo.
Trent’anni di cammino per percorrere la strada della comunione nell’incontro feriale, nella pazienza, nella perseveranza, nello scambio dei doni e del perdono reciproco.
Una piccola fetta di storia, in un angolo di mondo, in un monastero, con tante persone che hanno scritto e continuano a scrivere con Dio e con noi questa storia di amore.
Un pezzetto di vita monastica, contemplativa che forse “provoca” scandalosamente una mentalità produttiva con il suo esserci da trent’anni, in questo posto nell’unico orizzonte di senso e unico scopo dichiarato del “Quærere Deum”, della disinteressata adorazione di Dio, ma che fa del lavoro lo strumento del suo sostentamento dignitoso, lo spazio fattivo di educazione dell’anima e centratura del cuore all’essenziale, e un pratico richiamo allo stare alla presenza di Dio.
Trent’anni per guardare a Dio ma non per astrarsi dalla concretezza.
Trent’anni per vivere il silenzio e la preghiera come “esposizione “al reale nella sua nudità, al vuoto, al poco e al nulla, per sperimentare la pienezza e la presenza di Dio, senza paura del limite del sensibile.
Trent’anni di cammino nell’esercizio della pazienza verso l’essenziale, di un restare in cammino, di un dare tempo a Dio di operare con il suo Spirito e alla nostra umanità di formarsi, secondo la misura della maturità di Cristo.
Trent’anni per far spazio a Dio ma anche per costruire profonda comunione con le sorelle e fratelli, sotto lo sguardo della verità, nel dono della compassione e misericordia gratuita,
Trent’anni per declinare uno stile di vita contemplativo nella concretezza di questa terra, affermare il primato di Dio e del ricevere sul fare.
Trent’anni per crescere dentro al miracolo che stupisce anzitutto noi: l’unità tra persone diverse, dalle provenienze più disparate, dagli innumerevoli difetti, che non si sono scelte ma si trovano convocate; insieme condividere, insieme obbedire, insieme camminare, sbagliare, ricominciare….
Da questo scorcio di storia sgorga rigoglioso un Grazie.
Grazie a Dio, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha fatto conoscere, nella luminosa profondità del cuore, “a quale speranza ci ha chiamati, qual è la ricchezza della sua eredità, qual è l’immensità della sua potenza verso di noi che crediamo” (Ef 1,18-19).
Grazie alla nostra Chiesa diocesana, che ha accolto questo piccolo seme di vita spirituale come “una grazia che le appartiene”, affinché l’intero corpo potesse crescere nella pienezza dei doni necessari alla sua edificazione.
Grazie ai tanti amici che, insieme a noi, hanno immaginato “questo spazio di preghiera e di comunione” in un tempo di profonda trasformazione.
Grazie alla gente, semplice e buona di queste campagne che ha permesso il nascere della nostra particolare esperienza di vita cristiana fatta di silenzio e solitudine ma resa solida dalla forza della prossimità e dalla reciproca amicizia.
Nel tempo, la nostra comunità ha preso un volto, una identità unica, ha potuto raccogliere dai ritmi di lavoro e nello stile di vita della nostra gente, un esempio concreto di fedeltà alla terra e di relazioni segnate dalla solidarietà e dalla sobria amicizia, dando voce e forza a valori e attenzioni che altrove sono scomparse già da tempo. E anche di questo vogliamo ringraziare il Signore.
Grazie a tutti gli ospiti che abbiamo accolto in questi trent’anni. Moltissimi sono venuti da noi per la preghiera, altri per un dialogo sofferto, in un tempo di difficoltà, altri ancora per un cammino con la Parola di Dio.
Il nostro piccolo monastero, così marginale e periferico rispetto ai luoghi importanti, così piccolo e poco conosciuto, si sta rivelando nel tempo – ma era già nel desiderio iniziale – un luogo di ascolto e di incontro ma soprattutto comprende in modo sempre più chiaro, il suo speciale carisma di consolazione.
Il Carmelo, luogo di preghiera e silenzio, di ascolto e meditazione di lavoro e sororità, si è sviluppato qui, al fianco di Maria, in sintonia col suo accorato appello “aiutami a piangere”, come, dimora di consolazione, luogo in cui ha “possibilità” il desiderio di trovare un nuovo senso alla vita e una nuova direzione ai propri passi.
Grazie anche per le cadute e i fallimenti, per i momenti di “perdita”: motivo di intima sofferenza ma anche di consapevolezza ed esperienza del limite; opportunità per interrogarci sulla qualità della nostra vita evangelica, sulla nostra reale capacità di sviluppare e incarnare la nostra identità monastica e carismatica.
Trent’anni di storia seminati nel solco di un piccolo Carmelo nato in questa terra di Maria e in crescita alla sua ombra, alla sua guida; nel procedere di un quotidiano semplice su vie di umiltà, con gioia, con impegno, con apertura fedele al carisma ma sempre nuova all’inedito di Dio.
Sr Miriam del Dio Vivente