Un pellegrinaggio spirituale

Un pellegrinaggio spirituale

 

Dall’apparizione a Veronica Nucci fino ad oggi, un pellegrinaggio incessante ha condotto per vie impensate le persone attratte da questo luogo, perché trovassero ciò che intimamente cercavano o ritrovassero ciò che avevano perduto. Come i pellegrini di tutti tempi, anche noi, che ci siamo ritrovati qui, possiamo raccontare avventure e disavventure di un cammino affascinante, che è una intensa storia d’amore tra Dio e il suo popolo.

 

Stagioni del cuore, attese, o Signore…

Sguardi materni, la Vergine attende…

Ella ci attende; il suo abbraccio nel Tuo.

Ella ci attende; il suo cuore nel Tuo. Ascoltiamo.

E’ aperto. Per noi. Per sempre.

 

Sentinella che scruti l’orizzonte,

animo attento ad ogni minimo movimento,

animo materno, che si prende cura e si fa difesa,

dimmi… cosa vedi?

 

Il Signore ha scelto te

Voce di materna tenerezza

Per accompagnare i nostri passi.

Perché il nostro piede

Non affondi nel fango

Le tue orme accanto alle nostre

Fino alla fine dei nostri giorni.

Tu sei con noi Maria.

 

Celle che attendono

per liberare prigionieri, spazi di cielo.

Celle in cui si produce la vita,

miele di dolcezza infinita…

 

Senso profondo del nostro viaggio,

itinerario interminabile e suggestivo della fede.

Speranza in ogni dolore,

insieme a Maria, canti d’amore.

Salmi pregati insieme nell’attesa, salmi di ascesa…

 

Veronica, tu hai scelto Cristo come compagno di cammino.

Tutto hai rimesso nelle sue mani.

Tutto hai sofferto per Lui.

Tutto… passando per la Porta del Cielo, Maria.

 

 

Ancora oggi la Chiesa prega con i salmi ascensionali per ripercorrere spiritualmente le strade dei pellegrini ebrei e delle comunità giudaico-cristiane. Questi componimenti esprimono talvolta in forma poetica, la fede intima e profonda di un popolo che anela e sperimenta un senso di pace al riparo da ogni turbamento, un gusto della felicità nel sentirsi un cuor solo e un’anima sola, in Dio. Si presentano come preghiera che modula i pensieri, i sentimenti e gli atteggiamenti dell’uomo in viaggio verso il luogo “sopraelevato” di Gerusalemme, che oggi si sovrappone a tanti altri luoghi che richiamano il desiderio della Gerusalemme celeste. Anche al nostro Santuario….

Non era facile affrontare un viaggio nelle condizioni di pericolo a cui ogni viandante si esponeva ed è per questo che tra i versetti di quei salmi, troviamo anche espressioni di incoraggiamento al pensiero di un Dio custode del cammino di chi lo cerca con cuore sincero e desidera raggiungerlo “nella sua casa”. Il pellegrino di Gerusalemme temeva i nemici, ma riusciva a sollevarsi ad una dimensione superiore di serenità per il distacco dagli affanni quotidiani e una maggiore capacità di introspezione delle sue vicende interiori e del cammino dell’intero popolo; una maggiore consapevolezza della sua identità e della sua missione in relazione a Dio e al suo volere salvifico. La confidenza del De profundis, (Sal 129) appartenente ai canti dei pellegrini, è una voce che continua ad innalzarsi a Dio per tutti dal profondo dell’anima; un’invocazione accorata di perdono, una immensa fiducia, una speranza incrollabile che permette al richiedente di risollevarsi dall’abisso di miserie e di pene… caratteri tipici della preghiera di quel tempo, che ancora oggi recitiamo o cantiamo con lo stesso intento di interiorizzare le esperienze di cammino con il Signore attraverso le vicende della vita. I pellegrinaggi erano momenti di grande gioia e fraternità, occasioni per riconoscersi legati da esperienze e destino comuni e quindi chiamati a vivere insieme, ad aiutarsi, ad essere uniti, accomunati dalla ricerca ansiosa del volto del Signore, il Dio della salvezza che mostra la via, guida sul retto cammino, dona certezza di contemplare un giorno la sua bontà. Era un’occasione per incoraggiarsi a vicenda ad essere forti, riprendere coraggio, rinfrancare il cuore e sperare nel Signore (cf. Sal 26). Sullo sfondo dell’esperienza ebraica, vediamo sempre l’esodo e l’esilio, i momenti più forti della loro storia: nella preghiera e attraverso di essa, avviene il passaggio fondamentale dall’io al noi e della gioia della fraternizzazione che avviene nel viaggio e si consolida con l’arrivo a Gerusalemme, nel tempio che è luogo privilegiato di incontro con Dio.

L’uomo umiliato e angustiato dall’assedio esteriore dei nemici che mortificano con l’inganno il desiderio di operare la pace, vive le vicende della vita come richiamo agli assalti interiori del peccato. Dio chiama e l’uomo risponde; “Quale gioia quando mi dissero: andiamo alla casa del Signore…” i piedi fermi alle porte di Gerusalemme per ammirarne la bellezza che richiama la bellezza di Dio, la sua protezione che, allo sguardo del pellegrino, si estende nei confini naturali delineati dai monti che circondano la città. E’ una felicità che si espande ai fratelli, a tutti coloro che cercano pace in una vita di fedeltà agli insegnamenti del Signore. Questa è l’esperienza che desideriamo condividere con ognuno di voi, riflettendo insieme sulle dinamiche dei viaggi interiori. Anche Gesù ha fatto l’esperienza del pellegrino, non solo nel percorso inverso rispetto al nostro, l’Incarnazione, ma anche fisicamente, come ebreo osservante, verso il tempio, cantando e pregando con l’uomo, suo fratello e amico.

Lo scopo di questi salmi era di aiutare a riconoscere Dio presente nel quotidiano, a trasformare tutto in preghiera familiare, attenta all’ascolto che precede una risposta saggia e in questo confluisce l’uomo che vive nei secoli gli stessi sentimenti, gli stessi desideri. Il salmista ha vissuto un’esperienza di Dio che sente di dover trasmettere; esprime la certezza che Dio lo ascolta nel suo bisogno, gridato nell’angoscia, nella tristezza, nella solitudine, nello smarrimento, nella persecuzione. Chiunque si mette in viaggio è certo di essere scrutato e conosciuto profondamente dal Signore che risponde, sempre. Basta mettersi in cammino verso di Lui che chiama e attende. Le motivazioni sono sempre le stesse, da secoli; l’uomo cerca libertà, verità, felicità. Chiede liberazione dalla menzogna e si abbandona a Dio rimettendosi al suo giudizio sul male che lo opprime. Il salmista “pellegrino” è operatore di pace, dice pace a chiunque incontra sulla via; nella condivisione della vera pace, cresce il desiderio di costruirla intorno a sé. I pellegrini di Israele camminavano tra preghiere e canti esprimendo la gioia del dialogo con Dio e ripercorrendo le tappe dell’esperienza di vita che li inducevano a pregare: partendo dal dramma dell’esistenza, il popolo ha maturato la fiducia in Dio e lo cerca come rifugio, fuggendo come un passero verso il monte. Il monte, luogo biblico di incontro con Dio, di sicurezza e libertà, di incontro tra terra e cielo, non è il solo luogo visitato dal Signore; Egli visita anche le valli del pianto, della stanchezza e dell’affanno, delle minacce e del pericolo e accompagna verso la stabilità della pace perché è custode del cammino dell’uomo.

Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.

 

 

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