Vedere l’invisibile

Opere d’arte

Bellezza di unità intima di particolari. Sguardo di artista che genera nuove realtà. Icone, che superano i confini del mondo, opere trascendenti che si aprono per portare allo sguardo del cuore il mondo di Dio. 

Uomini e donne, icone.
Bellezza di unità intima di particolari. Sguardo d’Artista che crea
Ciò che nei confini del mondo
Vive senza confini.
Partecipe del Cuore di Dio

 

Vedere l’invisibile è un’espressione a noi familiare: indica uno dei frutti della contemplazione. “Dio si rivela continuamente comunicando sé stesso, non in astratto, ma assumendo linguaggi, immagini ed espressioni legati alle diverse culture” (Benedetto XVI – Verbum Domini 109). E all’uomo Egli ha dato le facoltà di conoscerlo e amarlo. Di contemplarlo, di essere trasformato dalla Sua bellezza. C’è una sfumatura di sapienza, una spennellata nella vita di alcune persone che riconoscono una chiamata particolare: spennellate su tavolozze di esperienze gioiose, oppure su fogli ingialliti dal tempo.

Per chi riconosce questa chiamata, non importa come si presenti quella superficie: ruvida o liscia, bianca o grigia, spessa o sottile: chi si scopre artista può sempre cambiarla con quel pennello carico di colore e farne un capolavoro. “Artisti, che con appassionata dedizione cercano nuove epifanie della bellezza per farne dono al mondo”. (Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti). L’artista sente la carezza di Dio, sente vibrare in sé l’eco della creazione, che diviene grazia di un movimento coinvolgente, opera che evoca realtà a volte insondabili. E attira con bellezza di tratto e portamento, diventando a sua volta carezza sulle cose, sulle persone. Quando Parola di Dio, preghiera personale e liturgica, contemplazione e arte si incontrano,

traboccando l’una nell’altra continuamente, possiamo parlare di processi di arte teologica che diviene anch’essa ponte tra il visibile e l’invisibile, una finestra aperta al trascendente. “Per essere dipinta secondo la sua vera natura – scriveva il filosofo e teologo russo Sergej Bulgakov – l’icona esige che il suo autore riunisca le qualità dell’artista e i doni del teologo contemplativo. L’arte da sola è impotente a creare l’icona così come la sola teologia, giacché la rivelazione iconica le eccede entrambe”. Partiamo ancora dalla terra, anzi dalle terre usate anche per essere mescolate a tanti altri colori ed ottenere una grande varietà di tinte stabili. E ammiriamone insieme la resistenza alla luce, la vivacità, la capacità di non alterare, di avere minore o maggiore trasparenza per produrre effetti diversi. Viaggiamo insieme per questo mondo di pigmenti, di forme geometriche che danno vita ad un’arte teologica che risveglia il cuore incoraggiandolo alla preghiera.

Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm

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